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Giuseppe Basile e la Sicilia

Inserito in Varie

Il ricordo di una delle personalità più autorevoli e stimate del restauro italiano. In segno di augurio per la neonata Fondazione AISAR, voluta fortemente dallo stesso Basile a Palermo, per diffondere la cultura del restauro, il professore Giovanni Carbonara ha donato alla Biblioteca della stessa Fondazione cinquecento volumi del suo archivio personale. 

Di Giuseppe Carbonara (Ordinario di Restauro architettonico, Università “La Sapienza” di Roma)

da per Salvare Palermo, n. 38 (gennaio-aprile  2014) pp. 30-31

 La morte di Giuseppe Basile (1942-2013) ha lasciato un grande vuoto nel mondo della cultura italiana e, aggiungerei, anche internazionale, in considerazione dell'alta reputazione di cui egli godeva all'estero per la sua instancabile attività nel settore della tutela e del restauro delle opere d'arte, quale docente e raffinato operatore ma anche quale tenace diffusore della cultura italiana in materia ed, in specie, del pensiero di Cesare Brandi, suo maestro prima a Palermo e poi a Roma.

La solida formazione giovanile, accanto ad altri notevoli studiosi come Michele Cordaro e Maria Andaloro, sotto la guida di Cesare Brandi (col quale nel 1964 si laureò in Storia dell'Arte nell'Università di Palermo) ma anche, dopo il suo trasferimento a Roma per ferquentare, tra il 1965 e il 1967, la Scuola di Perfezionamento in Storia dell'Arte della Università “La Sapienza”, allora diretta da Giulio Carlo Argan, ne ha qualificato, lungo l'intera vita, il profilo scientifico e professionale.

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Da sinistra: Jucca Jokilehto, presidente ICOMOS con Giuseppe Basile, al dipartimento di Architettura a Palermo (Foto Renata Prescia)

Tale formazione ha costituito la solida base, mai rinnegata e, piuttosto, intelligentemente coltivata e approfondita, di tutta l'attività e del pensiero di Basile. Da qui la finezza teoretica e il rigore metodologico, accompagnati ad alte qualità operative e organizzative, dimostrati nei grandi cantieri di restauro direttamente da lui seguiti, in primo luogo quello di Assisi, per la ricomposizione dei frammenti degli affreschi delle vote crollate, proprio in collaborazione con Maria Andaloro, e poi quello per la Cappella degli Scrovegni a Padova. Da qui anche il grande fervore di lavoro, sempre concettualmente ben orientato, su vari piani: l'esercizio del restauro, l'insegnamento, l'impegno istituzionale presso l'Istituto Centrale del Restauro (a partire dal 1976), le pubblicazioni e la ricerca, le traduzioni e l'opera di divulgazione, finalmente, a livello mondiale, del pensiero e della ineguagliabile Teoria del restauro di Cesare Brandi, con la traduzione di questa in moltissime lingue, compresa quella cinese.

Dall'anno accademico 1991-92 egli assunse anche l'incarico di Teoria e storia del restauro delle opere d'arte presso la Scuola di specializzazione in Storia dell'Arte de “La Sapienza”, erede della sua vecchia Scuola di Perfezionamento, mantenuto sino alla fine. Nel 1995 fu nominato membro ordinario della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa e della Pontificia commissione di archeologia sacra; a lui si deve, infatti, un prezoso libretto sulla manutenzione conservativa delle antiche chiese.

A tutto ciò si sono sempre accompagnati un'eccezionale generosità e un grande senso dels servizio, caratterizzati da una particolare attenzione ai giovani, alla loro formazione ed al loro avvio al lavoro e, con più evidenza negli ultimi anni, dopo che il conseguimento della pensione gli aveva lasciato più tempo libero, anche un forte  spirito di volontariato, manifestato tramite la promozione di un qualificato associazionismo culturale, con gli “Amici di Cesare Brandi” prima e la fondazione poi, a Palermo, dell'AISAR (Associazione culturale Onlus Archivio Internazionale per la storia e l'attualità del restauro – per Cesare Brandi), e tramite una continua attività di diffusione culturale, condotta con fatica personale, in Italia e all'estero. In ultimo, il quanto mai signficativo impegno per Lampedusa, col progetto di creazione, avvalendosi anche del Laboratorio di restauro della Biblioteca centrale della regione siciliana “Alberto Bombace”, di una struttura deputata a conservare e studiare le tracce materiali superstiti di tante vite perdute (con reperti selezionati e accuratamente restaurati, mantenendone inalterato il valore documentario e di memoria, come carte manoscritte, banconote, fotografie, documenti e note cartacee di vario genere); tutto ciò con l'intento, simbolico, e di grande significato morale e civile, di sottrarle all'anonimato e all'oblio entro un apposito “Museo delle Migrazioni di Lampedusa e Linosa”.

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La torre del tempo di Emilio Tadini, ai Cantieri Culturali della Zisa. La torre è stata restaurata dall'Accademia di Belle Arti di Palermo, con il coordinamento di Giuseppe Basile (Foto Isabella Fera)

Sotto il profilo strettamente disciplinare Basile si è interrogato, come altri studioosi quale, ad esempio, Renato Bonelli, sui principi del reastauro ed, in specie, sulla coerenza del pensiero brandiano ricordando come «caratteristica fondamentale» ne sia la «circolarità, per cui nessun aspetto di esso è possibile eccettuare né, tanto meno, isolare, pena la non comprensione o addirittura il travisamento … tale caratteristica è propria di ogni costruzione speculativa che sia degna del nome, almeno in quanto interna coerenza strutturale  ciò si accompagna, inoltre, ad una piena «aderenza alla realtà dell'opera d'arte» e ad una continua, «pregnante concretezza» (Restauro e salvaguardia dell'opera d'arte, in Per Cesare Brandi. Atti del Seminario, 30 e 31 maggio-1 giugno 1984, a cura di M. Andaloro et al., Roma 1988, pp. 67-69, in specie 67). Parole ancora oggi condivisibili e di grande chiarezza.

La fedele ma nient'affatto passiva ascendenza brandiana e la posizione critico-conservativa, frutto di una personale maturazione in chiave di grande attenzione alla storia, risulta con chiarezza nel bel volume di Basile, Che cos'è il restauro, Roma 1989.

A parte le pagine dedicate espressamente al Maestro (pp. 24-27) d'ispirazione brandiana è tutta la tratatzione, arricchita da precisazioni che tengono conto, appunto, dell'odierna accresciuta attenzione per gli aspetti storico-documentari («Un monumento storico non è dunque soltanto un edificio con una certa funzionalità e con determinate forme … è, invece, anche e principalmene un documento storico …», p. 12. «È certo, infatti, che tutto ciò che la storia ha depositato su un'opera va mantenuto, purché non costituisca o possa costituire col tempo causa di danno per l'opera stessa. Ci potranno essere, come sempre accade, eccezioni da valutare attentamente volta per volta, ma sempre, apunto come ececzioni», p. 23. E qui si sente anche l'eco della lezione di Argan.

Insomma, Giuseppe Basile ha saputo impegnarsisempre bene e con dedizione su vari fronti: è stato un uomo ammirevole e generoso, del quale si sente grandemente la mancanza.

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