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L’utopia diventa realtà

Inserito in Basilica di S. Francesco di Assisi

26 settembre 1997: il sisma colpisce duramente l’Umbria e le Marche e produce danni gravissimi alla Basilica di S. Francesco in Assisi e ai suoi celebri affreschi

I danni non sono irreparabili: ma tutta la volta della Basilica Superiore è attraversata da una ragnatela infinita di lesioni e interessata da 2 grandi squarci da cui erano crollati 180 mq di decorazione pittorica della fine del ‘200

 

26 settembre 1997: il sisma colpisce duramente l’Umbria e le Marche e produce danni gravissimi alla Basilica di S. Francesco in Assisi e ai suoi celebri affreschi

I danni non sono irreparabili: ma tutta la volta della Basilica Superiore è attraversata da una ragnatela infinita di lesioni e interessata da 2 grandi squarci da cui erano crollati 180 mq di decorazione pittorica della fine del ‘200

Lo sgomento è immenso, ma si incomincia subito a lavorare seza tregua: Vigili del Fuoco, protezione Civile, volontari italiani e stranieri, funzionari e tecnici del Ministero Beni Culturali, per sanare le ferite sugli affreschi rimasti sulla volta, alla ricerca disperata di frammenti di pittura murale scampati all’urto del sisma e all’impatto col pavimento

Vengono recuperate centinaia di migliaia di frammenti piccolissimi e perciò irriconoscibili: i frammenti recuperati dal crollo della zona d’ingresso, quella con gli 8 Santi, la vela di S. Girolamo e il costolone, sono circa 80.000 mentre dai materiali crollati sopra l’altare, recuperati quando la volta era ancora a rischio di crollo, sono stati selezionati circa 200.000 frammenti.

Di questi circa 80.000 appartengono alla vela stellata ed al costolone e 120.000 alla vela di S. Matteo di Cimabue.

Eseguito il recupero dei frammenti ci si era poi dedicati alle operazioni successive , per le quali però si è dovuto ricorrere a competenze, esperienze e iniziative di tipo spesso sperimentale, con un impegno di centinaia di migliaia di ore di studio, ricerca, confronto, lavoro: per accorpare i frammenti secondo il colore e poi cercarne gli “attacchi” e la corrispondenza rispetto a determinati punti delle gigantografie a grandezza reale dell’immagine prima del crollo.

Questo è il momento di decidere se esistono le condizioni per ricostruire le immagini danneggiate, cioè se è stata individuata un’alta percentuale di frammenti appartenenti a zone particolarmente significative per cui è possibile procedere alla applicazione su un nuovo supporto, al restauro e, infine, alla ricollocazione: in caso contrario i vari brani potranno essere solo conservati in museo.

Per fortuna sia per gli 8 Santi che per la vela di S. Girolamo e il costolone che li divide esistevano le condizioni per la ricomposizione, il restauro e la ricollocazione.

Pertanto, al momento della riapertura al culto della Basilica, il 28 novembre 1999, erano già stati restaurati e ricollocati i Santi Rufino e Vittorino, il 26 settembre 2001 erano stati rimessi al loro posto anche i Santi Francesco e Chiara, Benedetto, Antonio da Padova, Domenico e Pietro Martire e il 26 settembre 2002 la vela di S. Girolamo con il relativo costolone.

Le operazioni di restauro vere e proprie, necessarie a fare ridiventare fruibili le immagini, sono anche esse di estrema difficoltà, soprattutto perché si trattava di superfici enormi e con una doppia curvatura.

Si comincia con la costruzione delle controforme in legno sulle quali si modellano i vari pezzi che costituiranno il supporto. Su di questi poi vengono applicati i frammenti, si riempiono successivamente i vuoti tra frammento e frammento con malta di calce e infine si procede alla reintegrazione delle lacune della superficie pittorica. 

Questa operazione è forse quella più delicata e complessa, perché bisogna aiutare l’immagine a riacquistare almeno parzialmente la sua leggibilità ma senza interventi di completamento, che renderebbero il tutto poco accettabile.

Si è pertanto deciso di ricostituire mediante “velatura” gli elementi modulari e ripetitivi (i fondi, le fasce perimetrali, gli elementi decorativi dell’architettura) e tramite “abbassamento ottico” dell’intonaco tutti gli altri elementi pittorici e soprattutto le figure.

Mediante quest’ultima tecnica il bianco invadente delle stuccature viene scurito uniformemente ad acquarello facendolo “retrocedere” verso il fondo per lasciare emergere alla fruizione quello che resta della immagine originaria.

A questo punto i pezzi del supporto (4 per le 4 coppie di Santi, 11 per la vela di S. Girolamo, 28 per la vela di S. Matteo) vengono trasferiti dal laboratorio alla Basilica Superiore per essere ricollocati sulla volta mediante un sistema di ancoraggio studiato appositamente che ne rende possibile in qualsiasi momento una facile rimozione (è il principio della “reversibilità”, fondamentale nel campo del restauro).

E infine gli ultimi interventi di “registrazione” della reintegrazione delle lacune che va fatta sul posto per tenere conto della distanza dal pavimento, della incidenza della luce, del contesto della pittura circostante, che nel caso della decorazione murale costituisce sempre un sistema strettamente connesso alla struttura muraria.

Questa particolare caratteristica della decorazione murale va tenuta presente anche sotto l’aspetto conservativo: tutta le decorazioni pittoriche della Basilica Superiore ed in particolare quelle sovrastanti alle Storie di S. Francesco di Giotto sono da sempre, cioè da quando se ne ha documentazione grafica o fotografica, ampiamente lacunose. Alla luce di questa constatazione si è ritenuto possibile ricostituire la vela di S. Matteo negli scarsi frammenti superstiti (circa il 20% del totale e con assenza delle zone più significative quali la testa, le mani, i piedi etc.) pur sapendo in partenza che non sarebbe stato possibile ricostituire l’immagine dell’Evangelista o dei 2 angeli che lo accompagnavano.

Secondo lo stesso criterio è stata ricostituita mediante “abbassamento ottico” e “velatura” dell’intonaco la vela stellata quale elemento di completamento della campata con le 4 vele stellate e di transizione alla vela di S. Matteo.

Sui frammenti di quest’ultima era stato sperimentato un progetto di ricomposizione con l’aiuto del computer che aveva dato buoni risultati: ma, ovviamente, neppure il computer è riuscito a fare il miracolo di ridare vita a frammenti andati distrutti nell’impatto con il pavimento della Basilica.

Ma se lo sguardo, all’ingresso della Basilica, dalla vela di S. Girolamo  attraverso le pareti si va avvicinando sempre più alla vela di S. Matteo fino a superare l’altare e a raggiungere il trono papale allora anche i frammenti della figura del Santo sembrano animarsi di una vita segreta.

 

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